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Mario - Raffaele Borretti – Alarico e Cosenza – Storia, mito, leggenda

ASEMit  2016, pp. 112, ill., € 12,00

Il lavoro è dell’eclettico Raffaele Borretti, cosentino, cultore di Euterpe (la Musa della musica, più tardi anche della poesia lirica) e della storia, docente di “Storia del Jazz ed Analisi del Repertorio” e di “Storia del Rock” al Conservatorio di Cosenza e all’Università della Calabria, nonché membro dell’Accademia Cosentina e della Deputazione Storia Patria.

Il saggio mette in evidenza il rapporto che intercorre tra il Re visigoto Alarico e la città di Cosenza in un perfetto mix di storia, mito e leggenda. Questo componimento riporta anche, doverosamente il nome di Mario Borretti, noto storico e ricercatore calabrese, promotore della “Società di Storia Patria” e della rivista “Calabria Nobilissima” cui hanno collaborato i maggiori studiosi italiani e stranieri.

Il testo, basato su considerazioni logiche, frutto di un esame di (pochi) documenti, ricco di meravigliose illustrazioni d’annata, ripercorre tutto quello che riguarda la figura del “barbaro romanizzato” Alarico, la sua sepoltura e il suo tesoro.

Si parte con un excursus sui Goti e l’impero romano e si prosegue con una esemplare e puntuale analisi storica del profilo di colui che fu proclamato Re visigoto nel 395, con alcune singolari curiosità, ma non solo. Si prendono in esame i suoi rapporti con Roma; le diverse ipotesi sulle modalità del sacco della Città Eterna nel 410; l’itinerario percorso insieme alla sua truppa per giungere in Calabria a Consentia; il “leggendario tesoro” (200 e passa tonnellate, tra cui grandi cammei); la relativa caccia; ed infine si parla del tema di discussione da generazioni, la sepoltura del numero uno visigoto, noto pure come Flavio Alarico, nato nel 370 a Torris nella Stiria (oggi Austria).

Siamo davanti a 112 pagine tutt’altro che pesanti da leggere e scritte con molto acume e tanta argutezza. L’autore, ad esempio, sottolinea anche l’ammirazione, quasi venerazione, che avevano i Visigoti (un popolo errante) per tutto quanto era romano, perseguendo, tra l’altro, il lungo desiderio di Alarico, in tedesco Ala (di tutti) – Ric (Capo), che, tra le altre cose, voleva creare una civiltà unica con i Romani e con i cristiani.

Dov’è sepolto il Re dei visigoti e il tesoro? Il sepolcro del gran morto di lor gente, come scrive Giosuè Carducci nel 1872 sul giornale di Livorno “Mare. Gazzettino Estivo”, traducendo la poesia del Platen, Das Grab im Busento (La tomba nel Busento), probabilmente, spiega Borretti, potrebbe trovarsi in un sito nascosto in una grotta o altra cavità, quali quelle poste nella zona di Vadue, all’interno del piccolo comune di Carolei (Cosenza).

Questo leggero, piacevole e scorrevole scritto mette chiaramente in luce che il vero tesoro di tutta la vicenda Alarico (si scopra o no la tomba) è l’aver reso Cosenza un luogo leggendario, divenuto un polo di attrazione mondiale in misura superiore a quelli che sono i suoi meriti storici e culturali. Tanto è vero che molti storici moderni, anglosassoni in particolare, hanno paragonato l’11 settembre 2001 di New York al Sacco di Roma del 410 d.C. (e quindi Bin Laden ad Alarico). “Non c’è che dire – scrive Borretti – il mito ha colpito ancora, e la leggenda di Alarico è sempre più viva, a tutto vantaggio della nostra città!”.

Davide Capano

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